Legge speciale: sistema sbagliato!

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Il bilancio su trent’anni di Legge speciale per Venezia dovrebbe aiutare cittadini e istituzioni a ragionare su quello che è accaduto: quali benefici e quali distorsioni questo strumento ha prodotto?
Personalmente mi convinco sempre più che quel sistema era radicalmente sbagliato.
Sbagliato per almeno tre ragioni:
1) le decisioni “romane” hanno spesso favorito chi si muoveva con logiche clientelari, costruendo lobbies e alimentando scambi politici;
2) una volta arrivati a Venezia i fondi, chi li gestiva aveva come principale preoccupazione quella di alimentare il consenso e la “collaborazione” dei grandi elettori; le priorità della Città e l’impatto vero erano spesso secondari;
3) questo meccanismo ha creato e alimentato una cultura politica di irresponsabilità: con la logica della specialità nessuno verificava efficacia ed efficienza della spesa.
Per queste ragioni andrebbe finalmente abbandonata la richiesta di una nuova Legge Speciale.
Venezia ha le risorse fiscali e tributarie sufficienti per occuparsi di se stessa: basta solo che si rompa il sistema di prelievo centralizzato. Per esempio, Invece di mandare a Roma tutta l’Iva, una parte dovrebbe restare in Città.
Uno strumento ordinario, semplice e trasparente per avere le risorse pubbliche necessarie alla manutenzione ordinaria urbana e agli investimenti.
Si toglierebbero così di mezzo tanti inutili intermediari che su questo meccanismo hanno costruito una vera e propria rendita politica ed economica. Per non parlare poi della corruzione cresciuta attorno a chi gestiva i rubinetti dei finanziamenti.
Con risorse ordinarie e certe molta demagogia (della serie “vado io a Roma e mi faccio dare i soldi “) verrebbe meno. E la Città finalmente beneficerebbe delle risorse pubbliche di cui ha bisogno.
Più di 13 miliardi sono passati per Venezia: quanti sono davvero restati qui?

Giampietro Pizzo