Comunali e lavoro · gli impegni dei candidati

La Nuova Venezia, 15 maggio 2015
Ieri sera il confronto sull’occupazione. Brugnaro e Zaccariotto lasciano la sala in polemica
I lavoratori comunali chiamano e i candidati sindaci rispondono: ieri sera, all’auditorium Plip a Mestre, Gianangelo Bellati, Luigi Brugnaro, Felice Casson, Giampietro Pizzo, Davide Scano, Camilla Seibezzi e Francesca Zaccariotto, oltre a Francesco Doro arrivato in sostituzione di Alessandro Busetto, hanno cercato di rispondere ai pressanti interrogativi posti dal Dicapp, il sindacato dei dipendenti di Ca’ Farsetti (le altre sigle, invece, non hanno partecipato). Tre i principali argomenti del confronto pubblico, oltre alle domande puntualmente piovute dalla sala e dal web: il precariato e la garanzia dei livelli occupazionali, la riconquista del contratto nei suoi aspetti economici e normativi e infine l’organizzazione degli enti e dei servizi a fronte di una difficoltà della direzione comunale sul fronte gestionale e contabile.
Ciascun candidato ha parlato della necessità di riorganizzare l’amministrazione cittadina, ma se Brugnaro ha promesso posti di lavoro garantiti e un giro di vite dall’impronta “imprenditoriale”, Doro gli ha opposto la sollevazione delle “masse popolari” per «ridiscutere tutte le norme». Bellati si è invece concentrato sul trattenere in città almeno parte delle tasse e sull’applicazione dell’imposta di soggiorno, mentre per Scano e Pizzo la chiave di volta per recuperare le risorse è il taglio degli sprechi amministrativi. Zaccariotto ha puntato sulla sua esperienza in Provincia, mentre Seibezzi vuole scommettere in prima persona su una riorganizzazione più efficiente della macchina comunale. Arrivato in ritardo a causa di un impegno a Roma, il senatore Casson ha proposto un tavolo con lavoratori e sindacati, ma il suo intervento, proseguito oltre il tempo massimo, ha portato Brugnaro e Zaccariotto a lasciare in anticipo la sala, lamentandosi di un atteggiamento “servile” degli organizzatori nei confronti del Partito Democratico.