Chioschi e banchetti in Città: ridurli si può. Ecco come.

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( di Giampietro Pizzo) L’impatto del turismo “mordi e fuggi” a Venezia ha raggiunto livelli di vera e propria emergenza. Eppure, nonostante siano pressoché unanimi le dichiarazioni sul fatto che occorra intervenire, mancano chiare indicazioni politiche e azioni precise su come arginare davvero il fenomeno.

In attesa di un’organica ed efficace strategia sul turismo, qualcosa di concreto e immediato può essere fatto subito: lo consente la legislazione, non costerebbe nulla ed è prerogativa dell’Amministrazione Comunale.

Stiamo parlando della complessiva riorganizzazione delle concessioni commerciali sulle aree pubbliche: banchetti e chioschi che pullulano ormai ovunque a Venezia.

Il Comune di Venezia, per ottemperare alle direttive comunitarie, è tenuto a ridefinire entro fine anno i criteri di assegnazione delle concessioni commerciali. Questo può consentire, dopo tante chiacchiere, un’autentica svolta; una decisione che potrebbe rappresentare un contributo importante per una città più vivibile e soprattutto a misura di residente.

Alcune cifre per capire il fenomeno. Il Comune di Venezia ha attualmente in essere 1.800 concessioni commerciali, delle quali più di mille riguardano la città storica. Le concessioni sono di due tipi: nei mercati (alimentari e non alimentari) e con posizioni singole, cioè distribuite individualmente sul territorio comunale.

La strada percorsa sinora – i cosiddetti “pianini”-, soprattutto su stimolo della Soprintendenza, è stata quella di riallocare alcune concessioni in aree meno congestionate. Ma la cura potrebbe rivelarsi peggio della malattia: con la diffusione di un’offerta commerciale turistica di pessima qualità in aree sinora preservate.

La strada maestra, del tutto percorribile, è invece quella offerta dalla finestra di riassegnazione, già nei primi mesi del prossimo anno, di circa il 70% delle concessioni esistenti.

Per preparare il nuovo bando, l’Amministrazione è tenuta a elaborare nelle prossime settimane le linee guida delle nuove concessioni commerciali.

Quali potrebbero essere i criteri che consentirebbero di voltare pagina?

Il più importante è senza dubbio quello di chi può richiedere una concessione. La normativa attuale consente a una sola persona (sia essa fisica o società) di disporre di molteplici concessioni: in alcuni casi, come succede oggi, anche dieci!

L’origine storica di queste concessioni commerciali (chioschi e banchetti, in particolare) è ben nota: il Comune offriva in tal modo un’opportunità di lavoro a chi versava in condizioni economiche difficili o aveva bisogno di una mano per reinserirsi nella comunità. Le cose sono cambiate moltissimo da quella iniziale decisione politica: il fatto di disporre oggi di svariate concessioni non ha più nulla a che fare con la legittima ricerca di un lavoro, anzi tale privilegio costituisce una mera rendita finanziaria concessa senza ragione dal pubblico al privato.

Ora questo automatismo può essere finalmente interrotto: basterà introdurre nel nuovo bando il principio “a una persona fisica una sola concessione” per mettere la parola fine ai mille sotterfugi che consentono oggi al titolare di subaffittare a terzi, senza lavorarvi, uno o più banchetti.

Quale potrebbe essere l’impatto di questo semplice criterio di assegnazione? La riduzione sensibile del numero di concessioni, e questo senza ridurre di un solo occupato l’intero comparto. Anzi, se questo criterio fosse accompagnato dal pieno rispetto della normativa sul lavoro (cioè massimo otto ore giornaliere per lavoratore), ecco la stessa postazione potrebbe assicurare lavoro ad almeno due persone e il numero di occupati regolari crescere.

Con questa semplice e fattibile decisione politica il numero delle concessioni nella città storica potrebbe dunque ridursi di alcune centinaia di unità, liberando così le aree più congestionate ed esteticamente degradate dal proliferare di paccottiglia e prodotti di infima qualità commerciale.

Questa semplice decisione politica potrebbe offrire il segnale effettivo che si vuole davvero un turismo di qualità, una città vivibile e una maggiore equità sociale (togliendo di mezzo una piccola e baldanzosa schiera di rentier che si arricchiscono sulla pelle di lavoratori spesso stranieri e mal pagati e a danno della comunità cittadina).

L’Amministrazione Brugnaro può cogliere questa opportunità oppure, ahinoi, continuare ad alimentare un’economia che peggiora quotidianamente la qualità urbana di Venezia e la vita dei suoi abitanti. Può farlo: la legge lo permette; se invece deciderà altrimenti, assecondando gli interessi di un piccolo gruppo di redditieri, se ne assumerà la responsabilità e non potrà nascondersi dietro pretestuose argomentazioni.

Nelle prossime settimane, i cittadini potranno giudicare quale sarà la scelta.

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