Elezioni in Veneto: la democrazia è ancora di casa?

io non voto

di Giampietro Pizzo

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Elezioni in Veneto: la democrazia è ancora di casa?

I commentatori politici sono ormai quasi più degli elettori che si sono recati alle urne in questo mese di maggio 2023. Inutile allora ripetere i pro e contro delle diverse scuole di pensiero, o le rivendicazioni su chi ha vinto e chi ha perso.

Lasciando da parte il “politicamente corretto”, ecco alcune brevi osservazioni che ci auguriamo aiutino a descrivere il pantano politico in cui siamo sempre più immersi:

  1. L’astensionismo continua inesorabilmente a crescere: anche nel serenissimo Zaiastan gli elettori che hanno deciso di disertare le urne sono sempre più vicini alla maggioranza: 45% al primo turno (contro il 43% della volta precedente); e ben il 49% al secondo turno!
  2. La destra vince ovunque: a volte guidata dai partiti nazionali, in altri casi con un mix tra partiti e liste civiche locali.
  3. L’eccezione che conferma la regola è Vicenza, dove, però, la sinistra si “nasconde” dietro la rassicurante ed ecumenica immagine di un giovane vecchio democristiano.
  4. Un altro grande perdente è il civismo, quello vero e non di facciata, espressione di movimenti radicati sul territorio e non costruiti a tavolino poche settimane prima delle elezioni. Il caso più eclatante del “tutti contro i movimenti civici” è quello di Adria, dove il PD pur di non appoggiare il sindaco civico uscente ha invitato al secondo turno a votare per la destra.
  5. Una politica sempre più piccola e miope. È mancato infatti un dibattito degno di questo nome sui grandi temi territoriali: infrastrutture, ambiente, economia.
  6. I cittadini sperimentano quotidianamente sulla loro pelle che le decisioni si prendono sistematicamente altrove: vedi il caso del masterplan dell’aeroporto Marco Polo di Venezia e del finto dibattito pubblico promosso da SAVE.
  7. Dopo la “riforma” Delrio e la fine – per ora – dell’elezione diretta delle province, la frammentazione territoriale la fa da padrona (vedi, prima fra tutti, l’imbarazzante inconsistenza della Città Metropolitana di Venezia). Gli strumenti di governance territoriale sono sempre più opachi, se non addirittura occulti.

A mo’ di conclusione di questo triste elenco post-elettorale, vale la pena dire con schiettezza che siamo ormai calati dentro un sistema democratico fortemente depresso, dove poche personalità, con i loro piccoli o grandi cerchi magici, hanno occupato la quasi totalità dello spazio politico regionale.

Quale rimedio culturale, politico e sociale potrà rimettere in moto il dibattito democratico?

“Vo’ cercando fra quest’ombre”*

*(duetto cantato “Benché viva sempre in pene” di Emanuele Astorga – 1700- 1730)

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